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Un metodo per raggiungere gli obiettivi: il coaching

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Category : Coaching

Il coaching è un metodo ideato da J. Withmore con applicazione in vari ambiti (sport, carriera, business e vita privata), che consiste in interventi formativi orientati non tanto alla trasmissione di nozioni, quanto piuttosto allo sviluppo delle potenzialità delle persone, in modo da permettere loro di raggiungere con maggiore successo i propri obiettivi.

Il coaching ha elaborato alcune strategie e linee guida adatte a facilitare la definizione e il raggiungimento degli obiettivi, massimizzando il potenziale degli individui, lavorando singolarmente o in piccoli gruppi.
Innanzitutto, un obiettivo va distinto da un generico “desiderio”, per precise caratteristiche: un obiettivo è specifico, misurabile, acquisibile, realistico e tempificato (ovvero definito secondo tempistiche prefissate). Questi elementi sono raccolti nella sigla SMART (formata dalle iniziali degli aggettivi appena elencati), elaborato da J. Withmore.

Il processo di pensiero che il metodo sviluppa procede per tappe: la definizione dell’obiettivo, l’analisi della situazione attuale di partenza, le risorse e le opzioni che si possiedono per raggiungere tale obiettivo, e lo sviluppo di una serie di atti concreti da mettere in pratica impegnandosi con volontà, ovvero dei comportamenti tangibili e ordinati in un piano di azione che la persona si impegna a portare avanti. Tutto ciò viene riassunto dall’ideatore del metodo con la sigla GROW (che oltre ad essere l’acronimo dei termini inglesi “goal; reality; options; will” è anche il vocabolo anglosassone che significa “crescita”, perché il coaching è mirato alla crescita delle performance, dell’individuo e delle organizzazioni aziendali).
Il coaching è adattissimo nelle aziende, nelle attività commerciali, nelle start up: la crescita e il miglioramento delle prestazioni, nonché lo sviluppo della risorsa umana (intesa nella sua globalità) sono gli scopi che un bravo manager o un piccolo imprenditore deve perseguire per il buon andamento dell’organizzazione in cui opera.
È anche assolutamente efficace per le singole persone, per raggiungere obiettivi di miglioramento di carriera, un cambiamento di lavoro, la realizzazione di un progetto, ecc.

Ancora oggi c’è poca conoscenza e diffusione dell’approccio del coaching in Italia, ma stiamo assistendo ad un cambiamento nella società, per cui il coaching viene sempre più utilizzato.

Esso utilizza una tecnica basata su domande e assegnazione di esercizi/compiti, i cosiddetti “task”. Le domande principali (definite “domande potenti” perché possono attivare risposte/azioni efficaci) sono correlate all’obiettivo che si vuole raggiungere, seguendo gli schemi elaborati da Withmore (in estrema sintesi: quale obiettivo vuoi raggiungere? Da che punto parti? cosa ti manca per arrivarci? Quali opzioni/risorse hai per arrivarci? Come ti accorgerai che sei arrivato/come misurerai i risultati? Ecc.), focalizzandosi su obiettivi SMART (specifici, misurabili, acquisibili, realistici, tempificati).

Gli esercizi/task invece non sono standardizzati a priori ma vengono adeguati a quelli che sono gli obiettivi, le tempistiche, e le persone coinvolte (ovvero chi svolge il ruolo di “coach”, facendo domande, dando feedback e task; e chi partecipa ad un processo di coaching, che viene definito “coachee”, come da definizione ICF, International coach federation).

I task sono collegati agli “allenamenti” (il termine coaching viene spesso tradotto come allenamento) in vista del raggiungimento della meta finale. Considerando che il metodo ha come caratteristica principale la capacità di massimizzare il potenziale delle persone, i task inizialmente saranno dati dal coach, ma alla fine di un percorso di miglioramento saranno le persone stesse a darsi in modo autonomo dei task/allenamenti personalizzati, per raggiungere l’obiettivo di performance, mirati a sviluppare proprio ciò che a loro ancora manca per arrivare a meta.
Oltre ai task, è opportuno che chi esercita il coaching fornisca anche feedback efficaci, cioè risposte in base ad un’azione eseguita dal coachee/cliente: se l’azione allontana dall’obiettivo, è necessario stimolare consapevolezza nella persona che sta andando nella direzione sbagliata; se invece l’azione è appropriata all’obiettivo non bisogna dimenticare di esprimere approvazione e sinceri complimenti (spesso questo manca nei contesti lavorativi italiani), perché un rinforzo positivo aumenta la probabilità che una azione corretta ed efficace venga ripetuta da chi l’ha messa in atto.

Infatti, il coaching serve anche a far sviluppare nelle persone una volontà all’azione, in quanto per ottenere risultati concreti e duraturi è necessario che ci sia un impegno reale e profondo nelle persone, piuttosto che la semplice esecuzione di compiti impartiti dall’esterno: in quest’ultimo caso, per esempio, in un’azienda basta che il manager o il titolare allenti il controllo che la performance cala.
Punti fondamentali perciò di questo approccio sono volontà, sviluppo dell’autonomia, miglioramento continuo e responsabilizzazione: considerati questi elementi, il coaching può essere definito un metodo che ha nella componente emozionale delle persone il proprio oggetto principale. Infatti, tra le domande fondamentali che il coaching pone nei riguardi di un processo di cambiamento/miglioramento che deve essere realizzato, un primo quesito chiede se tale processo è espresso in termini positivi: definire un cambiamento in termini vincenti equivale a indicare non tanto quale situazione si vuole sul momento, quanto piuttosto quale situazione si vuole raggiungere. Una seconda domanda, per certi versi legata alla prima, chiede se il cambiamento è definito sensorialmente, cioè se è espresso in termini concreti (visualizzabili, tangibili, eccetera).

Ma la componente delle emozioni non deve far travisare le caratteristiche del metodo, che non è affatto astratto o “filosofico”: infatti, il coaching suggerisce che è importante domandarsi innanzitutto se il miglioramento che si vuole introdurre è verificabile, cioè se possono essere elaborati strumenti di analisi che permettano di misurare i risultati effettivamente raggiunti, in modo da capire se la strada seguita è quella giusta o se è necessario apportare cambiamenti. In tal caso, è opportuno tentare di dare risposte ad un ulteriore quesito, quello con cui si chiede quali sono gli eventuali ostacoli che impediscono di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Nei prossimi articoli, si faranno esempi e si darà qualche suggerimento per superare gli ostacoli.
Il metodo è valido sia per singole persone, che per gruppi di lavoro che vogliano modificare qualche dinamica interna o apportare miglioramenti a qualche processo di lavoro.

Con un intervento del genere si va oltre la semplice formazione, perché i membri del team imparano ad arrivare da soli a soluzioni utili e creative, e questo apprendimento sarà poi applicabile in situazioni analoghe: in sintesi, questo approccio è basato su un metodo che aiuta ad imparare dall’esperienza, fa leva su un processo di pensiero creativo e si rafforza grazie alla figura del “coach”, ovvero colui/colei che accompagna le persone verso il raggiungimento dell’obiettivo, verso un nuovo stato desiderato di cambiamento e miglioramento. La collaborazione che si instaura con la figura del coach, per essere efficace, deve essere basata su fiducia reciproca, ascolto, sincerità e su un rinforzo positivo dei progressi e delle abilità che una persona mette in atto durante il processo di coaching. Il coach può essere un professionista esterno ad un contesto lavorativo, oppure può essere un elemento del personale interno debitamente formato a questo metodo.

In Italia la professione del coach è regolata dalla legge 4 del 2013, per le professioni non organizzate in ordini e collegi: va segnalato però che a livello internazionale esistono delle organizzazioni che valutano il percorso di formazione che ha seguito il coach, e prevedono standard di qualità. Per scegliere un buon coach quindi si consiglia di fare riferimento agli standard di competenza previsti dall’INTERNATIONAL COACH FEDERATION (ICF).
Nei prossimi articoli, si daranno maggiori informazioni su come valutare i risultati del coaching, e consigli su come applicare il metodo su obiettivi concreti nel lavoro e nella vita.

Claudia Minozzi (business e life coach accreditato associato ICF, International coach federation): articolo apparso anche su Orizzonte Magazine, agosto 2016


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Group coaching & Game Design

L’unione di coaching e game design per la creazione di giochi

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Category : Game Design

Nel periodo tra febbraio e aprile 2016 si è svolta a Roma un’esperienza nuova: l’unione di coaching e game design per la creazione di board games. Questa notizia è stata riportata dalla prestigiosa scuola di coaching and training Fedro.

Il coaching è un metodo che attraverso un processo creativo aiuta a sviluppare il potenziale e a raggiungere obiettivi nel lavoro, nella vita, nello sport e in qualunque situazione si voglia raggiungere una meta. Si basa sulla collaborazione tra coach (che è l’esperto del metodo) e cliente (chiamato coachee), che è il maggior esperto di se stesso. Il metodo usa una serie di domande che aiutano il coachee-cliente a esplorare il percorso per arrivare alla meta vedendolo da un’altra prospettiva, come se facesse una panoramica dall’alto per vedere la strada migliore per arrivare a meta. È molto usato nello sport dove lo sportivo vuole migliorarsi e vincere le gare, raggiungendo obiettivi concreti.

È utile anche per obiettivi lavorativi, per raggiungere e migliorare i risultati. Il ruolo del coach è aiutare nella panoramica e collaborare a quattro mani nel progettare azioni concrete per arrivare a meta. Il coach non è un consulente perché non si sostituisce al cliente, il cliente farà le azioni del suo progetto in prima persona (per es. progetto lavorativo, progetto di vendite, progetto personale nello studio, nello sport, ecc.).
Dal desiderio di alcuni game designer emergenti di creare nuovi prodotti per il mercato dei giochi da tavolo è nato un progetto integrato di coaching & game design per trasformare tale desiderio in un obiettivo concreto.
Il progetto integrato ha preso la forma di un workshop (dal titolo “Fai il tuo gioco!) che conteneva elementi formativi delegati ad esperti del settore e un percorso di group coaching che ha coinvolto i nuovi game designer, individualmente o in piccoli team.

Grazie al supporto di due coach professionisti, dr. Claudia Minozzi (ideatrice, progettista di tutta l’iniziativa e coach) e del collega Maurizio Viziano, i partecipanti sono riusciti a passare da idee molto vaghe ed appena abbozzate a progetti concreti che sono ora in fase di sviluppo del prototipo. La motivazione nel realizzare i board game era già molto elevata, ma i partecipanti avevano mostrato il bisogno di chiarire meglio quali fossero i passaggi ideativi per rendere la loro creazione più definita, originale e d’effetto. Il bisogno formativo è stato colmato da un professionista del settore, il game designer ed editore Andrea Sfiligoi, di Ganesha Games (con esperienza nel mercato internazionale e numerosi premi alla carriera). Per facilitare il visioning, si è fornita anche la possibilità di avere delle illustrazioni mirate a visualizzare il prodotto finito.

I coach Claudia Minozzi e Maurizio Viziano hanno facilitato la creazione unendo domande potenti, preziosi feedback e task innovativi: per esempio utilizzando alcuni giochi (editi ed inediti) con funzione di “meta-giochi” (come è stato brillantemente osservato dal game designer Walter Nuccio, autore de “La progettazione dei giochi da tavolo”, ed. Mursia 2016).

I meta-giochi sono stati utili ai coachee come strumenti di visioning, per immaginare – una volta terminato – alcuni dettagli del proprio futuro prototipo e l’effetto che avrebbero voluto provocare nel loro pubblico ideale. Il coaching è stato utile per:

  • Eliminare confusione: definire obiettivo
  • Acquisire un metodo: coaching applicabile a 360°
  • Facilitare apprendimenti e risultati: raggiungere obiettivo prima e meglio
  • Ispirare: visioning + feedback
  • Passaggio all’azione: azioni concrete
  • Allenamenti e sperimentazioni: task
  • Organizzazione: planning

Il METODO

la progettazione del workshop integrato di group coaching e game design si è svolta secondo criteri scientifici di progettazione e formazione, seguendo due fasi. La prima fase è consistita in un evento singolo pilota in cui erano presenti 8 partecipanti: 4 volevano sviluppare un progetto singolarmente e quattro facevano parte di un team (la dottoressa Claudia Minozzi è stata la coach dei singoli, il collega Maurizio Viziano ha seguito il team). Tutti avevano l’obiettivo comune della creazione di un gioco da tavolo: all’interno di una one session di oltre 4 ore, ci sono state molte occasioni di feedback sia da parte dei coach, che dei partecipanti stessi l’un l’altro. Questo incontro ha permesso di affinare le domande e gli esercizi più efficaci allo sviluppo del GROW e le domande più evocative adeguate all’individuazione degli elementi grafici, sviluppati per l’occasione dall’illustratrice con dei bozzetti eseguiti all’impronta.

La seconda fase è stato un percorso di coaching di 4 incontri. Le domande e le attività già testate che si sono rivelate più efficaci nell’evento singolo sono state riproposte sia con schede in forma scritta, sia lanciate “a stagno” nel gruppo. È stata inoltre molto incentivata l’interazione tra tutti i partecipanti, il che ha reso il clima del gruppo molto sereno e adatto alla creatività.
Essendo emerso un bisogno formativo sulle tecniche e sul mercato dei giochi da tavolo, un quinto incontro è stato condotto dall’esperto del settore, così da fornire strumenti utili al processo creativo. Al termine del percorso di coaching tutti i membri del gruppo hanno sviluppato un piano di azione efficace per la realizzazione dei loro prototipi e per una futura introduzione sul mercato.

Durante l’ultimo incontro di group coaching è stato chiesto ai partecipanti di compilare una scheda di valutazione (quantitativa e qualitativa) per lasciare un loro feedback su tutto il progetto integrato e sui professionisti coinvolti: tali professionisti sono stati molto stimati, ma ciò che ha entusiasmato di più è stato il progetto stesso nel suo complesso, considerato innovativo e originale (da qualcuno definito addirittura geniale, con grande gioia dell’ideatrice!).

Ai coachee è stato anche chiesto quali benefici e apprendimenti avessero avuto dal percorso: tutti hanno apprezzato il metodo del coaching e l’hanno trovato applicabile e utile non solo per questo obiettivo creativo, ma anche per altri obiettivi di vita e lavoro. Il coaching – in base a quanto riferito – è stato loro d’aiuto per pensare in modo differente, per programmarsi le attività seguendo uno schema e acquisire maggiore consapevolezza del “vero obiettivo”, ciò che veramente volevano ottenere da questo percorso.

L’esperienza è stata fantastica anche per chi ha progettato e condotto il group coaching (e il format dell’intero workshop): aiutare nello sviluppo creativo di un prototipo è stato un onore, coinvolgente ed emozionante, la più grande soddisfazione che un coach può avere è veder sbocciare idee e fiorire progetti concreti.
I prototipi completi parteciperanno al Contest dedicato all’illustre autore Andrea Angiolino (saggista, game designer, autore di numerose pubblicazioni, tra cui il Dizionario dei giochi, ed. Zanichelli), che è nel team della nuova edizione del progetto Fai il tuo gioco.


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