Category Archives: Coaching

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Intervista agli autori di “DUNGEONOLOGY”, Diego Fonseca e Danilo Guidi

Oggi facciamo qualche domanda ai due autori del gioco “Dungeonology“, finanziato grazie alla piattaforma Kickstarter, che ci mette nei panni di coraggiosi avventurieri impegnati nello studio dell’habitat dei mostri che infestano i temuti dungeon.
Aspiranti insegnanti dell’immaginaria università italiana di Rocca Civetta, gli intrepidi studenti dovranno raccogliere le informazioni necessarie a scrivere la migliore tesi in… Dungeonologia!


Ciao Diego e Danilo, che genere di gioco è “Dungeonology”? come possiamo descriverlo?


Dungeonology” è un dungeon crawler atipico, in cui interpretiamo degli studenti impegnati in una ricerca sul campo all’interno di dungeon abitati da pericolose razze di mostri. Il gioco richiede di esplorare il dungeon e scoprire i segreti dei mostri prima e meglio degli altri giocatori. Per riuscire a farlo, utilizzeremo delle carte trucchetto che useremo sia per ottenere informazioni utili per scrivere la tesi da riportare a Rocca Civetta, sia per ostacolare i nostri avversari. Ad accompagnarci in questa avventura ci saranno le matricole dell’università, dei simpatici omini che andremo ad usare per attivare le nostre carte più forti o sacrificheremo senza pietà per salvarci la pelle.


Come siete entrati in contatto con il vostro editore “Ludus Magnus Studio”?


Durante il corso di “Fai il tuo gioco” dedicato al Kickstarter abbiamo conosciuto Andrea Colletti della “Ludus Magnus Studio“, al quale abbiamo presentato il nostro progetto. Fortunatamente ha visto in esso del potenziale ed ha deciso di produrlo durante l’anno successivo.


Cosa ne pensate del corso “Fai il tuo gioco”, che avete frequentato? Che genere di aiuto vi ha dato e in cosa vi ha avvantaggiato sul vostro percorso?


Il corso ci ha dato accesso a conoscenze molto settoriali ed è stato un’ottima introduzione nel mondo professionale dei giochi e del Kickstarter. A prescindere di riuscire o meno a pubblicare un gioco, il corso mette comunque a disposizione OTTIMI STRUMENTI per iniziare il proprio progetto lavorativo in ambiente ludico.


Ringraziamo D&D, Diego e Danilo ex allievi di Fai il tuo gioco: Diego, inoltre, adesso è membro stabile dello staff della Ludus Magnus Studio, così come Paolo, anche lui ex allievo delle passate edizioni di Fai il tuo gioco. Sono stati creati da Paolo i meravigliosi video di presentazione dei giochi Sine Tempore e Black Rose Wars 


Auguriamo numerosi successi ai nostri ex allievi e anche ai futuri allievi di Fai il tuo gioco, ricordando che sono aperte le iscrizioni dell’edizione 2019. Il corso partirà ad ottobre!


I POSTI sono LIMITATI: per riservare il tuo posto contattaci sulla pagina Fb Fai il tuo gioco



 


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Seguitiamo l’intervista a Claudia Minozzi, creator di “Fai il tuo gioco”

Seguitiamo l’intervista a Claudia Minozzi, creator di “Fai il tuo gioco”: potete leggere la prima parte qui


Quando parte il nuovo corso?

 

L’early bird (cioè un periodo in cui il prezzo è scontato) è già partito e dura fino al 18 settembre; dopo ci si può iscrivere a prezzo intero (che comunque è un prezzo “light”). Il corso partirà a ottobre, di sabato: iniziamo il pomeriggio di sabato 12 ottobre.


Raccontaci l’evoluzione che ha avuto il corso “Fai il tuo Gioco”: ci sono novità? 


La novità è che il nuovo corso sarà ONLINE, e si può seguire comodamente da casa per l’80 %; ci saranno poi due incontri dal vivo a Roma per la soluzione a problemi di game design, e il playtest alla sede della casa editrice LUDUS MAGNUS STUDIO, una splendida startup in partnership con noi, con cui abbiamo già lavorato nelle passate edizioni. 

Sono webinar interattivi tenuti da vari docenti che illustrano tutto il percorso che c’è da fare per portare un’idea a diventare un prodotto, dalla creazione, al ciclo di realizzazione, fino alle scelte per commercializzare il gioco. Non solo la novità del corso ONLINE che tutta Italia può seguire, quindi non ci limitiamo alla zona di Roma, ma anche un percorso personalizzato per i miei colleghi coach o formatori: molti mi hanno mostrato curiosità sui giochi, ma hanno poco tempo e gli spostamenti pesano visto che già li facciamo spesso per lavoro. La soluzione del WEBINAR abbatte le difficoltà logistiche, è tutto più comodo! Solamente due incontri sono dal vivo per mettere a punto il progetto di gioco, o meglio di GAMIFICATION, che si può utilizzare poi come tool originale nel proprio lavoro d’aula!

 

Ho pensato quindi di dematerializzare gli incontri per rendere accessibile il corso a più persone possibili. Questo cambia un po’ la formula di group coaching e soprattutto non ci sarà il team coaching, come nelle ultime due edizioni. Dal team coaching alla Scuola internazionale di Comics è nato, per esempio, “I Bibliotecari”, gioco pubblicato sul paginone centrale della rivista IoGioco, il magazine specializzato nel settore dei boardgame. Così il 100% dei partecipanti ha avuto la soddisfazione di vedersi pubblicare in cartaceo il gioco da tenere nella propria collezione, e poter dire “Questo l’ho fatto io!”… è stata una grande soddisfazione anche per me, doppia direi, perché oltre ad un risultato concreto, c’è da dire che era un team per me molto sfidante, con un ragazzo sordomuto (definizione sua che non ama farsi chiamare “non udente”), non avevo mai lavorato con un team composto così e l’ottimo rapporto che si è creato con questo ragazzo mi ha davvero commosso!


C’è qualche altro episodio piacevole, qualche successo in seguito alla partecipazione al corso che ci vuoi dire? 


Sì oltre al team che ha pubblicato sulla rivista e il ragazzo sordo con cui ho comunque trovato un buon modo per comunicare, ci sono stati tre coachee che hanno iniziato a collaborare a livello professionale con la casa editrice LUDUS MAGNUS STUDIO , Paolo, Diego e Danilo: i primi due sono stati assunti, e Diego e Danilo hanno pubblicato il loro primo gioco tramite la piattaforma di fundraising Kickstarter con il brand della casa editrice. Il loro prodotto ha raggiunto l’obiettivo base di crowdfunding in circa 10 minuti, un successone, e hanno raccolto oltre 550.000 dollari con il loro gioco Dungeonology… ma di questo parleranno Diego e Danilo in una prossima intervista. Io sono davvero felicissima per loro!


Benissimo, grazie Claudia per averci raccontato le novità: non ci resta che seguire la pagina di Fai il tuo gioco e se i lettori vogliono cogliere l’early bird possono iscriversi cliccando su Contatti o scrivere alla casella mail aziende@gruppotesiteam.it 

Ci riaggiorniamo alla prossima intervista con gli autori di Dungeonology

 


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Intervista a Claudia Minozzi, ideatrice di “Fai il tuo gioco” – prima parte

 

Negli ultimi anni la realtà di un corso come “Fai il tuo gioco” è diventata sempre più conosciuta all’interno della comunità ludica italiana. Ideato da Claudia Minozzi, sono già decine gli aspiranti game designer che lo hanno frequentato e che si sono quindi succeduti “tra i banchi”, affinando così le proprie idee, i propri metodi e i prodotti che avevano pensato.
Parliamone proprio con la persona che è il vero e proprio motore dietro “Fai il tuo Gioco”, con colei che ha immaginato di coniugare il concetto di coaching con quello di game design.

Ciao Claudia! Cominciamo questa intervista parlando un po’ di te. Chi è anzitutto Claudia Minozzi?

Ciao Massimo, sono una piccola imprenditrice e coach professionista. Mi occupo di istruzione da 20 anni con il mio Centro Studi Tesiteam; ho sempre usato in questi 20 anni un approccio da manager coach con i miei collaboratori, e negli ultimi 6 anni ho deciso di dedicarmi anche alla professione di coach con clienti esterni, sia aziende che persone.

Faccio una specifica sul coaching, parola oggi molto di moda ma che può essere fraintesa.

Il coach NON è un guru, è invece un individuo formato professionalmente all’approccio e alle tecniche che servono per il miglioramento e il raggiungimento degli obiettivi personali e aziendali. Formato professionalmente significa che ha seguito un percorso con scuole specializzate e accreditate: io ho scelto una scuola accreditata da ICF (International Coach Federation), la più grande associazione professionale di coach nel mondo, con oltre 100 nazioni che vi aderiscono. È l’accreditamento preferito dalle Grandi Aziende quando scelgono un professionista che accompagni il personale e i dirigenti verso l’eccellenza. Il coach agisce sulle competenze trasversali (come il problem solving, il decision making, l’intelligenza emotiva, il lavoro di squadra, ecc.), cioè su tutto quello che serve alle persone per passare da un vago proposito al raggiungimento di un obiettivo tramite azioni concrete. Il coach, quindi, è un consulente di PROCESSO e non di contenuto, e lavora con le persone in una relazione di “partnership”, cioè basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco. Non c’è un rapporto gerarchico tra chi fa il coach e chi riceve il coaching (che si chiama coachee), ma è come essere in società per raggiungere un obiettivo. Chi sceglie di essere un coach ICF, sceglie di aderire ad un codice etico, e quindi l’obiettivo è sempre e solo il benessere del coachee. È soprattutto la scelta etica che differenzia un coach ICF da altri tipi di coaching. Oltre a questo, è importante una solida formazione: io parto da una laurea in psicologia clinica, e ho approfondito con corsi di Alta formazione e un master in team coaching gli strumenti adatti per questa professione. È capitato che durante Fai il tuo gioco una persona si sia appassionata al coaching e abbia intrapreso un percorso di formazione uguale al mio, anche se si era avvicinato per approfondire i giochi!

Oltre che imprenditrice e coach professionista, penso di essere nel mio piccolo anche un’innovatrice: per questo ho creato Fai il tuo gioco, e di recente ho utilizzato gli ologrammi nei miei laboratori, una novità assoluta in Italia.

Come ti è venuta l’idea di “Fai il tuo gioco”?

Unendo più fattori in un campo che mi appassiona.

Nella formazione aziendale e nel team coaching spesso si utilizzano i giochi d’aula, perché gli apprendimenti basati sull’esperienza di gioco risultano più vivi, il coinvolgimento è maggiore, oltre ad aiutare a ricordare più a lungo quanto si è scoperto durante tale esperienza (game based learning). Il divertimento è un fattore molto potente e migliora il clima di lavoro. Il gioco è poi sfida e scoperta, un attivatore di intuizioni e una spinta a mettersi in moto. È quindi una metodologia molto efficace nella formazione esperienziale, e un tool anche nel coaching (per es. con gli strumenti di gamification di Points of You di cui sono trainer). Oltre al valore professionale, il gioco è un momento di svago, e nel bilancio vita e lavoro lo svago serve e fa bene!! Personalmente sono appassionata di gioco di ruolo, non quello da fare online bensì il classico gdr da tavolo: carta e matita. Mi piace farlo ed è occasione per socializzare. Amo il gioco di ruolo per l’interpretazione e per le storie. Le storie sono evidentemente la parte artistica del gioco, ma non solo la narrazione è una componente artistica. Tutta la creazione di un gioco ha una componente artistica. È un processo artistico! Il game design, per definizione, è l’arte e la tecnica di creare giochi. Io amo l’arte in tutte le sue forme (o meglio l’arte ama me!) e ho un’anima di artista da sempre. Scrivevo poesie e racconti fin da bimba, la prima volta che ho pubblicato avevo 12 anni (e da allora ho una trentina di pubblicazioni all’attivo). Stanti queste premesse, ho unito passione, professione e spirito artistico e ho lanciato un’innovazione: nessuno aveva unito prima il coaching con la creazione di giochi, e cioè un percorso che (oltre alle informazioni date da game designer professionisti) stimolasse la creatività, e poi aiutasse a mettere in pratica quanto scoperto e realizzare concretamente un progetto (da soli o in team), per la soddisfazione di creare qualcosa di piacevole in prima persona, o anche – in alcuni casi – come possibile sbocco professionale o imprenditoriale. Il mercato globale dei giochi è in crescita, e non solo nel settore dell’intrattenimento, ma anche educazione, formazione e marketing. C’è quindi spazio per i creativi.

A tutto ciò ho aggiunto l’approccio manageriale del mio Centro Studi Tesiteam, e come per le altre materie nella didattica universitaria, ho composto un team di esperti che affiancasse gli aspiranti game designer a comprendere cosa c’è dietro il mondo dei giochi, e cosa c’è “dentro la scatola”: non solo meccaniche, quindi, ma anche tutta la parte di produzione e commercializzazione, che passa per l’editoria classica e arriva a nuove forme di auto – imprenditorialità. È un fattore, quest’ultimo, secondo me molto interessante: io sono pure una business coach per startup quindi l’iniziativa in proprio la conosco bene (anche io lavoro in proprio) e per me è un valore. Certo, non va affrontata in modo avventato, per questo è importante essere preparati e ben formati.

Dietro “Fai il tuo gioco” c’è tutto questo…. E anche di più, perché il percorso è anche divertente e piacevole: uso la gamification, cioè i giochi per far crescere i progetti di gioco!

Bene, seguitiamo questa intervista andando più nel dettaglio di cosa possiamo trovare durante il corso Fai il tuo gioco nel prossimo articolo. Intanto ti avvisiamo di non perdere l’Early bird che inizierà a breve e solo per pochi giorni, puoi già informarti scrivendo un messaggio alla pagina Fb di Fai il tuo gioco cliccando su CONTATTACI

https://www.facebook.com/Faiiltuogioco/

 


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Pubblicato su IoGioco “I Bibliotecari” creato dagli allievi di FAI IL TUO GIOCO

Il gioco “I Bibliotecari” interamente creato dagli allievi di Fai il tuo gioco edizione Scuola Internazionale di Comics di Roma 2018 è attualmente in edicola come inserto del n. 8 della rivista specializzata di settore ioGioco. Ottimo risultato: il 100% della classe ha avuto la soddisfazione di vedersi pubblicare un gioco che potrà toccare con mano e tenere nella propria collezione!


Tutti gli allievi sono stati molto coinvolti in questo progetto: l’iniziativa è partita da uno dei partecipanti a Fai il tuo gioco, Enrico Peduzzi, che parlando con la redazione della rivista ha proposto un contest tra gli allievi del corso che avesse come risultato finale la pubblicazione del vincitore su ioGioco con il boardgame elaborato individualmente durante il corso.
Dal punto di vista pratico, però, ci ha fatto notare Andrea Angiolino (game designer professionista e docente di Fai il tuo gioco) questo non era realizzabile perché i progetti individuali dei singoli partecipanti si andavano sviluppando in vista di una pubblicazione adatta al mercato dei giochi in scatola, mentre un gioco per rivista ha caratteristiche differenti.
Così la coach e formatrice Claudia Minozzi ha proposto un’alternativa: l’iniziativa si è trasformata da una competizione tra gli allievi ad un “meta-gioco cooperativo”, ovvero un progetto di team in cui tutti gli allievi partecipassero nel creare un gioco adatto a diventare un inserto.
Andrea Angiolino ha tenuto una lezione apposita per illustrare le specificità di questa tipologia.
La redazione di ioGioco (in particolare Massimiliano Calimera, che ringraziamo per l’opportunità) ha fornito agli allievi del corso una serie di specifiche da rispettare nell’ideazione e progettazione del gioco: meccaniche semplici, adatto a casual gamers, di durata breve, con materiali tutti stampabili sullo spazio messo a disposizione.
La pubblicazione, quindi, non era scontata: il gioco realizzato doveva essere adatto ai requisiti richiesti. O si vince, o si perde… tutti insieme!
È stata una sfida emozionante per i game designer emergenti creare un gioco su commissione come farebbe un vero professionista.
Sfida ancor più grande per gli allievi era riuscire a lavorare in team, compito non facile anche per i professionisti stessi!
Sfida vinta, obiettivo raggiunto!
Per arrivare all’obiettivo è stato utile il metodo delle “riunioni efficaci”, uno strumento di teamwork facilitato dalla coach formatrice Claudia Minozzi.
L’ambientazione scelta per I Bibliotecari è stata suggerita dal corsista Armando Delfini, bibliotecario, che è andato oltre le difficoltà dovute alla sua natura (l’allievo è sordo: definizione di Armando stesso) dando il suo contributo al gruppo; oltre ai già menzionati Enrico e Armando, alle riunioni efficaci hanno partecipato attivamente Marco Boschiero e Mattia Campanelli (vincitori ex aequo del contest interno di game design di Fai il tuo gioco, con la valutazione di Andrea Sfiligoi, Andrea Angiolino e il feedback sui progressi della coach Claudia Minozzi), Alessandro Negri e sua sorella Ilaria dedicandosi con serio impegno alle modifiche al progetto iniziale, e a molti playtest, la maggior parte svolti all’interno del negozio di boardgame Quinto Elemento, di Davide Restelli, altro compagno di corso e game designer emergente con grande conoscenza dei titoli sul mercato. Ilaria, unica donna tra gli allievi del corso, ha realizzato anche la grafica del tabellone e dato lo sprint finale per completare il gioco. Infine, due ex allievi di FAI IL TUO GIOCO delle edizioni precedenti a quella della Scuola Internazionale di Comics, Raffaello Padelletti per le illustrazioni, e Paolo Scippo per il logo titolo, hanno contribuito a confezionare il prodotto.
Tutto il team è stato coordinato da Claudia Minozzi, che ha reclutato l’illustratore e il grafico, ed aiutato a non perdere di vista l’obiettivo e le tempistiche.
La valutazione decisiva, però, spettava alla redazione della rivista ioGioco che ha provato più volte I Bibliotecari approvando e apprezzandone la versione definitiva.
Il giudizio finale su questo titolo spetta ai giocatori: ci auguriamo che si divertano provando I Bibliotecari, titolo competitivo nato però da un bel gioco di squadra!


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I successi dei nostri coachee. Presenza al Romics del gruppo vichinghi di Valhalla Vicking Victory

Una delle caratteristiche più belle del coaching (approccio che è stato la linea guida di tutto il workshop Fai il tuo gioco) è la celebrazione dei successi dei coachee.
Quando un coachee fa progressi, cresce e realizza i suoi obiettivi, il coach che ha creato una vera relazione di partnership sente un’emozione simile all’orgoglio. Nello specifico, questo tipo di gioia si chiama naches – parola yiddish che si riferisce all’orgoglio di un genitore, un tutore o un mentore quando vede il proprio figlio o pupillo realizzarsi come individuo.


Come è avvenuto per i contest di game design, siamo felici di celebrare i successi dei coachee di Fai il tuo gioco: in questo caso il gruppo vichinghi, i tre fratelli Nicola, Alessandro e Antonio Provenzano che hanno meritato la partecipazione al ROMICS vincendo un bando pubblico. I tre fratelli sono rievocatori storici vichinghi e hanno seguito sia il workshop di gioco da tavolo che di gioco di ruolo per trasportare in un gioco (board game o GDR) la loro passione e profonda conoscenza della cultura norrena. Chiediamo a Nicola (alias Jarl Halfdan Fjallarsson) di raccontarci di più.


Il vostro progetto Valhalla Vicking Victory in cosa consiste e da quanto tempo è attivo?


NICOLA: Innanzitutto grazie per questa opportunità di far conoscere al pubblico le nostre imprese. Il progetto nasce nel 2005 “per gioco” ma quasi subito prende i connotati di un vero e proprio stile di vita. Portare i vichinghi a Roma non è stata e non è tuttora una impresa facile, anche se adesso siamo molto più conosciuti. Lo testimonia l’apprezzamento del Romics per il progetto visto il grosso spazio concessoci. Valhalla Viking Victory oggi si muove su più fronti rispetto a quello puramente rievocativo che c’era all’inizio. Con la creazione del Fjallstein Vikingr Fest abbiamo dato la cultura norrena al grande pubblico facendo alla prima edizione ben 3000 presenze per l’intera durata del festival. Il successo è stato tale che il Sindaco di Montelanico, piccolo centro nel mezzo dei Monti Lepini dove si è svolto il festival, ci ha subito confermato la seconda edizione che si terrà dal 21 al 24 Giugno del 2018 (e ovviamente vi aspettiamo tutti ).


Cosa ti è piaciuto di più del workshop Fai il tuo gioco?


NICOLA: Direi tutto. Si è trattato di una delle esperienze più innovative degli ultimi anni e oltre a darci tanti piccoli “strumenti” per realizzare non solo i giochi ma qualunque progetto ci possa venire in mente, ci ha fatto conoscere persone fantastiche, dagli organizzatori ai partecipanti. E’ stata una ventata di aria fresca che ci ha fatto veramente bene e ci ha dato molto sprint anche per la nostra attività. Appena possibile riprenderemo sia il progetto ludico nato nel workshop sia lo studio del metodo del “Coaching” che consiglio veramente a tutti coloro che vogliono fare qualcosa di bello nella loro vita.


Dove precisamente possiamo trovarvi al Romics e cosa farete?


NICOLA: Siamo al padiglione 6 area games. Come sempre pubblicizzeremo le nostre attività e il Fjallstein Vikingr Fest, daremo la caccia ai cosplayers di “Vikings” e terremo i nostri stage per iniziare le persone alla scherma storica e al combattimento vichingo!

E noi non vediamo l’ora di andarli a trovare al Romics dal 5 all’8 ottobre, fiera di Roma…. Fieri di loro!


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Nuova edizione Fai il tuo gioco con Scuola internazionale di Comics

Venerdì 15 settembre presentiamo la nuova edizione di Fai il tuo gioco iniziando un nuovo percorso insieme alla Scuola Internazionale di Comics.
Durante l’Open Day la Scuola presenta tutti i corsi dell’anno accademico: Claudia Minozzi, progettista di formazione e coach del workshop, illustra la nuova edizione di Fai il tuo gioco, ampliata nei contenuti.


Il workshop sarà più lungo: 18 incontri in cui si alternano i moduli condotti dai game designer e dalla coach, e incontri di gioco e playtest – anche playtest guidato dopo aver costruito gli strumenti per raccogliere i feedback dei playtester.
Resta confermata la formula blended, cioè miscelata, di due discipline che si sposano bene:

  • il coaching, che fornirà ispirazione, metodo e supporto durante il processo creativo, dell’organizzazione del lavoro e per le scelte da fare, scelte nell’ideazione e progettazione del proprio gioco, e scelte nel percorso che si vuole intraprendere (editoria o self publishing?);
  • il game design, l’arte e la tecnica nel progettare un gioco da tavolo, con docenti esperti nella creazione dei board game e nel mercato dei giochi.

 


Rispetto alla passata edizione abbiamo aggiunto maggiore approfondimento sulla classificazione dei giochi, sulla tripartizione MDA (meccaniche, dinamiche, estetiche) e sulla gamification, a cura di Andrea Angiolino.Al team di Fai il tuo gioco si aggiunge inoltre un autore ed editore che lavora sia in proprio che per la casa editrice Giochi Uniti: Sergio Roncucci, che darà la sua testimonianza ed insieme ad Andrea Sfiligoi aiuterà i game designer emergenti ad orientarsi e a conoscere meglio l’ambiente del game design.


Il libro “La progettazione dei giochi da tavolo” di Walter Nuccio resta la linea guida per risolvere i problemi di progettazione, e il suo autore e game developer illustrerà gli aspetti più tecnici e le caratteristiche di un buon regolamento.


I regolamenti dei nuovi giochi prodotti dagli iscritti a questo workshop saranno molto importanti per vincere la seconda edizione del Contest “La scelta di Angiolino”, che come il titolo stesso spiega, sarà il concorso interno dei prototipi a cura del maestro del game design, inventore di moltissimi giochi da tavolo e di ruolo, ed anche coautore del Dizionario dei giochi, edito Zanichelli.
Al contest – come già accaduto nella scorsa edizione – saranno invitate le case editrici per provare i nuovi prototipi e scoprire nuovi autori.


La scorsa edizione sono venuti a trovarci editori o incaricati di: Giochi Uniti, Cosplayou, Tabula, anche un iscritto al corso con la sua neonata casa editrice romana, la casa editrice sempre di Roma Giochix, e la spagnola ThunderGryph Games, che opera su mercato internazionale. Gli iscritti avranno inoltre modo di conoscere e farsi conoscere dai docenti ed editori della Ganesha Games (Andrea Sfiligoi) e Cards & co. (Sergio Roncucci).
Ora tocca a voi venire a scoprire più nel dettaglio il programma del workshop all’incontro gratuito presso la Scuola internazionale di Comics, nella nuova bellissima sede in via Francesco Lemmi 10, vicino Metro Colli Albani. Vi aspettiamo venerdì 15 settembre ore 17.30!


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Contest “La scelta di Angiolino”: la parola ad Andrea Angiolino, game designer giudice del Contest

 

Presso la Scuola internazionale di Comics si è tenuta sabato 20 maggio la premiazione del contest di game design “La scelta di Angiolino” riservato ai partecipanti del workshop FAI IL TUO GIOCO.
Il giudice del Contest è stato Andrea Angiolino che ci illustra come è arrivato a scegliere i più meritevoli, compito di certo non facile.


Prima di leggere le parole di Andrea Angiolino, riportiamo alcune note biografiche per coloro che ancora non conoscono bene il mondo dei giochi (per tutti gli altri, Andrea è un maestro e punto di riferimento che non necessita di presentazioni!!).
Prendendo spunto dal web, possiamo apprendere che Angiolino ha iniziato a occuparsi di giochi nel 1982 con una rubrica sul mensile Pergioco. Ha collaborato con: Avvenimenti, Epoca, Nuova Ecologia, Totem Comic, Il Manifesto, L’Espresso, Marie Claire, Effe, La Settimana Enigmistica, Panorama.
Ha iniziato a realizzare giochi promozionali e di formazione per Armando Curcio Editore, Enea, Ipacri, Bristol-Meyer Squibb, Teatro Parioli, Valtur.
Ha creato giochi radiotelevisivi per Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Teleroma 56 e Rai Radio Due.
Ha curato riviste di enigmistica, inserti estivi di giochi per settimanali, mostre a tema ludico.
Ha pubblicato numerosi giochi di ruolo e da tavolo: I cavalieri del tempio (con G. Boschi, A. Carocci, M. Casa, L. Giuliano, ed. E.Elle 1990), El juego de los animales (con M. Casa, Sarpe 1990), Dinoland (con la C.Un.S.A., Clementoni 1993), Quorum (con C.UnS.A., Giorgio Accascina e Fabio Di Iorio, GUT 1993), Automarket (con Giovanni Caron, Qualitygame 1995), Dragonball – Alla ricerca delle sette sfere (con Paolo Parrucci, Nexus 1998), Ulysses (con P.G. Paglia, Winning Moves 2001), Wings of War (con P.G. Paglia, Nexus 2004), Obscura Tempora (Rose&Poison 2005); Sails of Glory (Ares Games, 2013).
Dal 1999 è consulente del Ministero della Pubblica Istruzione come “esperto inventore di giochi”. Nel 2004 Lucca Games gli ha dato il primo Best of Show speciale alla carriera.
È il co-autore (insieme a Beniamino Sidoti) del Dizionario dei giochi (ed. Zanichelli 2010) .
Dal 2014 racconta storie di giochi e giocattoli a Wikiradio, su Rai Radio Tre. Nel 2016 ha collaborato alla riapertura del LunEur (storico parco giochi di Roma).
Come giudice del Contest “La Scelta di Angiolino”, Andrea ci racconta come è arrivato a questa scelta:


“Il corso di coaching e game design cui ho avuto il piacere di partecipare si è rivelata una iniziativa molto coinvolgente. Gli iscritti si sono impegnati a fondo: partendo chi da un prototipo appena abbozzato e chi da una semplice idea, sono arrivati in molti a concretizzare il proprio gioco da tavolo e ad affinarlo. Mentre chi ha iniziato con un gioco già solido ha avuto l’occasione per svilupparne un secondo.
Le finalità dei vari partecipanti erano diverse: molti puntano alla pubblicazione del proprio gioco sul mercato, ma altri hanno optato per giochi con ulteriori finalità, come quella di veicolare un messaggio o di servire scopi specifici come la valorizzazione del proprio quartiere.
Non senza imbarazzo ho accettato di scegliere, fra i giochi proposti, quello che mi ha colpito di più. Non per assegnare un premio, ma più semplicemente per dare un segno personale di incoraggiamento. Un vero e proprio concorso tra giochi inediti prevederebbe gruppi di selezione che effettuino più partite a ogni titolo in gara, selezionando una rosa per giurati che condividono una serie ben precisa di criteri di valutazione. E questi ultimi variano di giuria in giuria: si può premiare l’idea, la realizzazione, la giocabilità, il potenziale di mercato… Io ho cercato di valutare secondo i criteri di design che ho presentato e discusso durante il corso, privilegiando giochi che avessero un legame armonico fra meccaniche e ambientazione e che possibilmente rispondessero a un principio di eleganza, risultando il più possibile efficaci pur nell’asciuttezza delle regole. Ho guardato a ogni gioco al di là della sua possibile riuscita sul mercato, che auguro a tutti e che nel caso potrà prevedere ulteriori fasi di revisione in concerto con le case editrici.
Assodato che i corsisti stessi hanno deciso, a mio parere meritatamente, di premiare Bands on Tour di Luca De Giuliani, ho voluto quindi dare una “nomination” a Reclame di Giovanni Cucchiarelli che riesce anch’esso a ricreare in dettaglio l’ambientazione scelta, quella delle agenzie pubblicitarie. Con una varietà e abbondanza di particolari che rende bene l’atmosfera voluta, anche se forse con la possibilità di asciugare ancora le meccaniche per una maggiore sintesi se l’autore lo riterrà opportuno.
La mia scelta finale è caduta su Fish!, di Riccardo Rigillo. Un gioco che nel periodo del corso ha visto ripetute stesure, alla ricerca continua di miglioramenti. Fino ad arrivare a meccaniche pulite ed essenziali che evocano bene le dinamiche della pesca del tonno. Trasmettendo anche con chiarezza il messaggio voluto dall’autore: e cioè che pur mirando al profitto individuale occorre evitare l’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche del nostro mare, rischiando altrimenti di esaurirle per sé e per gli altri.
Che gli editori interessati a nuove proposte facciano una pesca altrettanto buona, gettando le loro reti fra i prototipi sviluppati durante il corso e le future idee dei numerosi iscritti: in questo caso, non c’è alcun timore di esaurire le proposte.”


Ringraziamo di cuore Andrea Angiolino e ci auguriamo che anche gli editori facciano un’ottima pesca tra i prototipi dei partecipanti a FAI IL TUO GIOCO!


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Un metodo per raggiungere gli obiettivi: il coaching

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Category : Coaching

Il coaching è un metodo ideato da J. Withmore con applicazione in vari ambiti (sport, carriera, business e vita privata), che consiste in interventi formativi orientati non tanto alla trasmissione di nozioni, quanto piuttosto allo sviluppo delle potenzialità delle persone, in modo da permettere loro di raggiungere con maggiore successo i propri obiettivi.

Il coaching ha elaborato alcune strategie e linee guida adatte a facilitare la definizione e il raggiungimento degli obiettivi, massimizzando il potenziale degli individui, lavorando singolarmente o in piccoli gruppi.
Innanzitutto, un obiettivo va distinto da un generico “desiderio”, per precise caratteristiche: un obiettivo è specifico, misurabile, acquisibile, realistico e tempificato (ovvero definito secondo tempistiche prefissate). Questi elementi sono raccolti nella sigla SMART (formata dalle iniziali degli aggettivi appena elencati), elaborato da J. Withmore.

Il processo di pensiero che il metodo sviluppa procede per tappe: la definizione dell’obiettivo, l’analisi della situazione attuale di partenza, le risorse e le opzioni che si possiedono per raggiungere tale obiettivo, e lo sviluppo di una serie di atti concreti da mettere in pratica impegnandosi con volontà, ovvero dei comportamenti tangibili e ordinati in un piano di azione che la persona si impegna a portare avanti. Tutto ciò viene riassunto dall’ideatore del metodo con la sigla GROW (che oltre ad essere l’acronimo dei termini inglesi “goal; reality; options; will” è anche il vocabolo anglosassone che significa “crescita”, perché il coaching è mirato alla crescita delle performance, dell’individuo e delle organizzazioni aziendali).
Il coaching è adattissimo nelle aziende, nelle attività commerciali, nelle start up: la crescita e il miglioramento delle prestazioni, nonché lo sviluppo della risorsa umana (intesa nella sua globalità) sono gli scopi che un bravo manager o un piccolo imprenditore deve perseguire per il buon andamento dell’organizzazione in cui opera.
È anche assolutamente efficace per le singole persone, per raggiungere obiettivi di miglioramento di carriera, un cambiamento di lavoro, la realizzazione di un progetto, ecc.

Ancora oggi c’è poca conoscenza e diffusione dell’approccio del coaching in Italia, ma stiamo assistendo ad un cambiamento nella società, per cui il coaching viene sempre più utilizzato.

Esso utilizza una tecnica basata su domande e assegnazione di esercizi/compiti, i cosiddetti “task”. Le domande principali (definite “domande potenti” perché possono attivare risposte/azioni efficaci) sono correlate all’obiettivo che si vuole raggiungere, seguendo gli schemi elaborati da Withmore (in estrema sintesi: quale obiettivo vuoi raggiungere? Da che punto parti? cosa ti manca per arrivarci? Quali opzioni/risorse hai per arrivarci? Come ti accorgerai che sei arrivato/come misurerai i risultati? Ecc.), focalizzandosi su obiettivi SMART (specifici, misurabili, acquisibili, realistici, tempificati).

Gli esercizi/task invece non sono standardizzati a priori ma vengono adeguati a quelli che sono gli obiettivi, le tempistiche, e le persone coinvolte (ovvero chi svolge il ruolo di “coach”, facendo domande, dando feedback e task; e chi partecipa ad un processo di coaching, che viene definito “coachee”, come da definizione ICF, International coach federation).

I task sono collegati agli “allenamenti” (il termine coaching viene spesso tradotto come allenamento) in vista del raggiungimento della meta finale. Considerando che il metodo ha come caratteristica principale la capacità di massimizzare il potenziale delle persone, i task inizialmente saranno dati dal coach, ma alla fine di un percorso di miglioramento saranno le persone stesse a darsi in modo autonomo dei task/allenamenti personalizzati, per raggiungere l’obiettivo di performance, mirati a sviluppare proprio ciò che a loro ancora manca per arrivare a meta.
Oltre ai task, è opportuno che chi esercita il coaching fornisca anche feedback efficaci, cioè risposte in base ad un’azione eseguita dal coachee/cliente: se l’azione allontana dall’obiettivo, è necessario stimolare consapevolezza nella persona che sta andando nella direzione sbagliata; se invece l’azione è appropriata all’obiettivo non bisogna dimenticare di esprimere approvazione e sinceri complimenti (spesso questo manca nei contesti lavorativi italiani), perché un rinforzo positivo aumenta la probabilità che una azione corretta ed efficace venga ripetuta da chi l’ha messa in atto.

Infatti, il coaching serve anche a far sviluppare nelle persone una volontà all’azione, in quanto per ottenere risultati concreti e duraturi è necessario che ci sia un impegno reale e profondo nelle persone, piuttosto che la semplice esecuzione di compiti impartiti dall’esterno: in quest’ultimo caso, per esempio, in un’azienda basta che il manager o il titolare allenti il controllo che la performance cala.
Punti fondamentali perciò di questo approccio sono volontà, sviluppo dell’autonomia, miglioramento continuo e responsabilizzazione: considerati questi elementi, il coaching può essere definito un metodo che ha nella componente emozionale delle persone il proprio oggetto principale. Infatti, tra le domande fondamentali che il coaching pone nei riguardi di un processo di cambiamento/miglioramento che deve essere realizzato, un primo quesito chiede se tale processo è espresso in termini positivi: definire un cambiamento in termini vincenti equivale a indicare non tanto quale situazione si vuole sul momento, quanto piuttosto quale situazione si vuole raggiungere. Una seconda domanda, per certi versi legata alla prima, chiede se il cambiamento è definito sensorialmente, cioè se è espresso in termini concreti (visualizzabili, tangibili, eccetera).

Ma la componente delle emozioni non deve far travisare le caratteristiche del metodo, che non è affatto astratto o “filosofico”: infatti, il coaching suggerisce che è importante domandarsi innanzitutto se il miglioramento che si vuole introdurre è verificabile, cioè se possono essere elaborati strumenti di analisi che permettano di misurare i risultati effettivamente raggiunti, in modo da capire se la strada seguita è quella giusta o se è necessario apportare cambiamenti. In tal caso, è opportuno tentare di dare risposte ad un ulteriore quesito, quello con cui si chiede quali sono gli eventuali ostacoli che impediscono di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Nei prossimi articoli, si faranno esempi e si darà qualche suggerimento per superare gli ostacoli.
Il metodo è valido sia per singole persone, che per gruppi di lavoro che vogliano modificare qualche dinamica interna o apportare miglioramenti a qualche processo di lavoro.

Con un intervento del genere si va oltre la semplice formazione, perché i membri del team imparano ad arrivare da soli a soluzioni utili e creative, e questo apprendimento sarà poi applicabile in situazioni analoghe: in sintesi, questo approccio è basato su un metodo che aiuta ad imparare dall’esperienza, fa leva su un processo di pensiero creativo e si rafforza grazie alla figura del “coach”, ovvero colui/colei che accompagna le persone verso il raggiungimento dell’obiettivo, verso un nuovo stato desiderato di cambiamento e miglioramento. La collaborazione che si instaura con la figura del coach, per essere efficace, deve essere basata su fiducia reciproca, ascolto, sincerità e su un rinforzo positivo dei progressi e delle abilità che una persona mette in atto durante il processo di coaching. Il coach può essere un professionista esterno ad un contesto lavorativo, oppure può essere un elemento del personale interno debitamente formato a questo metodo.

In Italia la professione del coach è regolata dalla legge 4 del 2013, per le professioni non organizzate in ordini e collegi: va segnalato però che a livello internazionale esistono delle organizzazioni che valutano il percorso di formazione che ha seguito il coach, e prevedono standard di qualità. Per scegliere un buon coach quindi si consiglia di fare riferimento agli standard di competenza previsti dall’INTERNATIONAL COACH FEDERATION (ICF).
Nei prossimi articoli, si daranno maggiori informazioni su come valutare i risultati del coaching, e consigli su come applicare il metodo su obiettivi concreti nel lavoro e nella vita.

Claudia Minozzi (business e life coach accreditato associato ICF, International coach federation): articolo apparso anche su Orizzonte Magazine, agosto 2016


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